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Nell’epoca digitale in cui viviamo, l’Industria 4.0 è sicuramente una delle sfide più significative e stimolanti per l’industria contemporanea, il cui obiettivo è creare una rete interconnessa di macchinari e dispositivi di fabbrica. Ma cosa si intende esattamente per “interconnessione industria 4.0”? In questo articolo esploreremo questa tematica nel dettaglio, concentrandoci sulle caratteristiche ed i requisiti di macchinari, software e normative che regolano l’accesso al credito d’imposta previsto per l’adozione delle tecnologie 4.0.

Cosa si intende per interconnessione 4.0?

L’interconnessione 4.0 è la capacità di macchinari, dispositivi e sistemi informatici di fabbrica di comunicare tra loro in modo intelligente e di condividere dati in tempo reale.

L’interconnessione dei macchinari aziendali mira proprio ad ottenere una maggiore efficienza, controllo e flessibilità nei processi produttivi. Grazie ai software 4.0 connessi ai macchinari infatti, è possibile analizzare i dati prodotti e gestirli da remoto al fine di ottimizzare le performance aziendali [es: Ridurre i consumi energetici grazie all’industria 4.0]. In sostanza, si tratta di un’evoluzione significativa rispetto alla produzione tradizionale, che mira a creare un ecosistema industriale intelligente, sostenibile ed altamente automatizzato.

Quali sono i beni interconnessi?

L’accesso al credito d’imposta 4.0 è legato all’acquisto di beni strumentali, che possono essere materiale o immateriali, e che sono predisposti per l’interconnessione. Questi beni includono ad esempio macchinari quali confezionatrici, presse, piegatrici, torni, forni, impastatrici, frigoriferi ed altri apparecchi destinati alla preparazione dei cibi, robot, etichettatrici, stampanti, macchinari per il taglio laser ed infine software e hardware specificamente progettati per supportare l’Industria 4.0.

Nello specifico i beni ammessi sono quelli indicati nell’Allegato A della Legge dell’11 dicembre 2016 n. 232. Il requisito principale è relativo proprio all’interconnessione: i beni infatti devono essere collegabili alla rete internet e devono poter scambiare dati con altri sistemi, ad esempio i software. Lo scambio di informazioni con altri sistemi avviene sfruttando il protocollo di comunicazione del macchinario (es: OPC-UA, Modbus, TCP/IP…).

Quali beni strumentali non rientrano nel credito d’imposta?

Alcuni beni potrebbero non essere ammessi per l’accesso al credito d’imposta. Nello specifico:

Non godono delle agevolazioni fiscali tutti quei beni che non sono predisposti per industria 4.0, e che quindi non dispongono della tecnologia necessaria per lo scambio di dati con i sistemi informativi (requisiti base dell’industria 4.0)

Solitamente rientrano in questa categoria le apparecchiature più datate (precedenti al 2010 .ca) e/o prettamente meccaniche, sprovviste quindi di accessori elettronici e/o digitali. In queste casistiche è possibile valutare il Revamping dell’apparecchio: una tecnica per “modernizzare” la sua struttura e renderlo collegabile alla rete internet al fine di poter eseguire l’interconnessione 4.0. Questa tecnica prevede però un investimento necessario per allestire il macchinario – es: schede o hardware aggiuntivo, interventi tecnici ecc.

Quando un bene può definirsi interconnesso?

Il Piano Nazionale Transizione 4.0 (Allegato A) impone precisi requisiti per poter definire un bene 4.0 che si possono riassumere così:

Un bene strumentale può definirsi interconnesso quando è in grado di comunicare e condividere dati con altri dispositivi o con sistemi informatici. Questo collegamento deve essere bidirezionale, ovvero il macchinario deve da una parte poter esportare i dati prodotti, e tramite il dispositivo deve essere possibile gestire il macchinario da remoto, ad esempio attraverso l’invio di comandi, file, ricette verso il macchinario sfruttando la rete internet.

Un aspetto spesso poco chiaro circa i requisiti di interconnessione è che la normativa NON obbliga in alcun modo ad interconnette l’apparecchiatura con il gestionale: qualsiasi macchinario infatti può godere dei vantaggi dell’industria 4.0 pur non essendo collegato ad un sistema gestionale. Merlin Connect ad esempio, è un software dotato di una propria piattaforma web tramite cui svolgere le due attività principali richieste dalla normativa: la visualizzazione dei dati prodotti dal macchinario, e l’invio da remoto di comandi gestionali. In questo modo viene comunque stabilita una comunicazione bidirezionale pur non mettendo di mezzo il sistema gestionale. Ciò consente di ridurre i costi di interconnessione e al contempo di beneficiare del credito d’imposta.

Come dimostrare l’interconnessione 4.0 di un macchinario?

Dimostrare l’interconnessione 4.0 di un macchinario è essenziale per poter accedere al credito d’imposta previsto dalle normative vigenti in materia. Questo può richiedere la documentazione delle caratteristiche tecniche del bene strumentale, comprese le capacità di comunicazione e integrazione con altri dispositivi e sistemi. Nello specifico, per certificare che un bene risponda ai requisiti imposti dalle normative si può procedere attraverso due pratiche:

  • Autocertificazione eseguita dal legale rappresentante (ammessa esclusivamente per beni di valore inferiore ad euro 300.000,00)
  • Perizia asseverata eseguita da un ingegnere o perito industriale, ammessa in tutti i casi ma obbligatoria per beni di valore superiore ad euro 300.000,00

Se il macchinario è stato interconnesso tramite il software Merlin Connect inoltre, al termine delle attività di configurazione verrà allegata una relazione tecnica che andrà ad esporre nel dettaglio il funzionamento dell’interconnessione e delle modalità di comunicazioni applicate sul macchinario al fine di renderlo 4.0. Tale relazione tecnica è una garanzia in più da allegare in caso di autocertificazioni e/o perizie asseverate in quanto dimostra l’interconnessione del bene sul piano tecnico/funzionale.

Come e quando si compensa il credito d’imposta 4.0?

Il credito d’imposta Industria 4.0 è di solito compensato in sede di dichiarazione dei redditi dell’azienda. L’importo del credito è calcolato in base alle spese sostenute per l’acquisto dei beni strumentali eleggibili ed è fruibile in 3 quote annuali a partire dall’anno di messa in esercizio ed interconnessione del bene. La compensazione avviene tramite modello F24 su cui va inserito il codice tributo “6937”.

Quando si perde il credito d’imposta?

Il credito d’imposta Industria 4.0 può essere perso se l’azienda non rispetta i requisiti e le condizioni stabilite dalla legge. Ad esempio, se i beni strumentali non vengono effettivamente utilizzati per scopi di interconnessione o se l’azienda non documenta adeguatamente i costi e l’interconnessione dei beni, o ancora se non vengono rispettate le scadenze temporali per la consegna dei macchinari e per l’interconnessione, il credito potrebbe essere revocato. Riassumendo, ecco alcuni esempi di casi in cui il credito d’imposta potrebbe essere revocato:

  • Ritardo nella consegna del macchinario rispetto alle scadenze governative e/o presentazione domanda in ritardo
  • Autocertificazione e/o perizia tecnica mancante/incompleta
  • Assenza di software specifico per l’interconnessione del macchinario
  • A fronte di controlli degli organi preposti, qualora dimostrino che l’azienda non sta utilizzando il bene in ottica 4.0 (esempio: non sa utilizzare i sistemi di interconnessione)
  • Inadeguatezza dell’apparecchiatura rispetto ai requisiti di base richiesti (il macchinario deve essere “industry 4.0 ready”)

In conclusione, l’interconnessione Industria 4.0 è un passo fondamentale verso l’innovazione e la competitività nell’industria moderna. Accedere al credito d’imposta 4.0 può rappresentare un incentivo prezioso per le aziende che vogliono investire in questa tecnologia, tuttavia è essenziale comprendere chiaramente i requisiti e le procedure per garantire una corretta applicazione e massimizzare i vantaggi di questa opportunità, pertanto è sempre bene consultare un consulente esperto per ricevere orientamenti specifici in base alla propria situazione aziendale.