Incentivi Industria 4.0 2023: facciamo il punto della situazione. A partire dal 1° gennaio, quali sono le misure a cui le aziende possono accedere per sostenere i propri progetti di innovazione 4.0? E quali cambiamenti o novità possiamo aspettarci per i prossimi mesi?

Piano Transizione 4.0: le aliquote previste per il 2023

Iniziamo col dire che per quanto riguarda il Piano Transizione 4.0, ci sono due novità importanti:

  • La prima è stata introdotta dalla Legge di Bilancio 2023, e prevede la proroga della consegna dei beni ordinati nel 2022. A causa dei problemi di approvvigionamento dei materiali e dei ritardi nelle consegne, infatti, molti costruttori di macchinari avevano richiesto la possibilità che la data limite del 30 giugno fosse spostata in avanti, in modo da non far perdere la possibilità alle aziende che avevano acquistato il nuovo bene 4.0 di richiedere il credito di imposta con le aliquote del 2022. La richiesta è stata accolta dal Governo, ed il termine per la consegna è stato prorogato fino al 30 settembre 2023.

  • Le aliquote di credito imposta così come le abbiamo conosciute fino all’anno scorso (40% beni strumentali materiali, 50% beni strumentali immateriali) sono terminate al 31/12/2023. E ora, a partire dal 1° gennaio 2023, sono dimezzate: l’aliquota si attesta al 20%.

Quest’ultimo punto sta destando preoccupazione nel mondo dell’industria e della manifattura. La proroga del Piano Transizione 4.0, infatti, viene già da parecchi mesi richiesta a gran voce da diversi esperti e attori coinvolti nel processo di digitalizzazione delle imprese italiane. Ci si aspettava che la proroga venisse confermata con la Legge di Bilancio 2023, ma questo non è avvenuto, ed ora siamo in una sorta di “zona grigia”: nonostante gli incentivi dedicati all’Industria 4.0 non siano spariti del tutto, le aliquote attuali vengono giudicate troppo basse e non corrispondenti ai reali bisogni delle aziende italiane, che invece avrebbe bisogno di un supporto economico maggiore.

La richiesta di mantenere inalterati gli incentivi per l’Industria 4.0 nel 2023 è supportata anche da dati oggettivi che dimostrano come in questi anni abbiano portato davvero a dei benefici concreti per le aziende italiane:

Vedremo che cosa succederà nei prossimi mesi. Nel frattempo, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso ha anticipato che il Governo sta trattando con l’Unione Europea per destinare una parte delle risorse del PNRR non ancora utilizzate al rifinanziamento del Piano Industria 4.0.

Nuova Sabatini 2023

È stata invece riconfermata la “Nuova Sabatini”, la misura a sostegno dell’acquisto o dell’acquisizione in leasing di macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo, hardware e software. La Legge di Bilancio 2023, infatti, ha stanziato ulteriori 150 milioni a supporto delle PMI che desiderano rafforzare i propri sistemi produttivi (nello specifico, 30 milioni per il 2023 e 40 milioni ciascuno per gli anni 2024 – 2025 – 2026).

La novità importante, in questo caso, riguarda gli investimenti green: dal 1° gennaio, esattamente come già avveniva per gli investimenti 4.0, è prevista una maggiorazione del contributo del 30% per l’acquisto o l’acquisizione in leasing di beni strumentali a basso impatto ambientale che abbiano il preciso obiettivo di migliorare la sostenibilità dei prodotti e dei processi produttivi delle aziende che ne fanno richiesta.

Inoltre, è stato prorogato di ulteriori sei mesi il termine per l’ultimazione degli investimenti oggetto dei finanziamenti agevolati dalla Nuova Sabatini stipulati dal 1° gennaio 2022 al 30 giugno 2023.

Incentivi Industria 4.0 2023: la proroga del Bonus Sud

Tra gli incentivi Industria 4.0 2023 troviamo anche il Bonus Sud, oggetto anch’esso di proroga. La misura, che consiste in un credito d’imposta a sostegno degli investimenti nelle strutture produttive del Mezzogiorno, è stata estesa fino al 31/12/2023.

L’agevolazione arriva fino al 45% della spesa sostenuta e può essere richiesta dalle aziende i cui impianti produttivi siano ubicati in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Abruzzo o Molise.

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